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 NOTIZIE dai GIORNALI

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carlotta52

carlotta52


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MessaggioTitolo: NOTIZIE dai GIORNALI   NOTIZIE dai GIORNALI Icon_minitimeMar Lug 22, 2008 4:27 pm

Dal Messaggero.it

Università, arrivano i test di ammissione
Fino a 2mila euro di spese per affrontare le prove




NOTIZIE dai GIORNALI 20080718_studenti_in_aula

ROMA (18 luglio) - Gli studenti delle scuole superiori, che da poco si sono lasciati alle spalle l'esame di matuirità e che hanno scelto di proseguire gli studi all'università, non hanno tempo da perdere. Che abbiano archiviato o meno lo stress dell'esame poco conta. Tutti pronti, adesso, ad affrontare i test per accedere alle varie facoltà.

Numero chiuso. In tutte le università sono previsti corsi di laurea a numero chiuso in medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatria, tutti i corsi triennali dell'area sanitaria, architettura e scienza della formazione primaria. Altri (psicologia, economia, scienze della comunicazione, scienze giuridiche, ecc..) sono a numero programmato su iniziativa del singolo ateneo per poter garantire un alto livello qualitativo della didattica. Infine, ci sono le università private che stabiliscono ormai da molti anni un numero limitato di posti e in alcuni casi, come accade alla Bocconi e alla Luiss, prevedono test anche ad aprile.

26mila posti per professioni sanitarie, 800 per odontoiatri. Dai primi di settembre partono i test: il 3 per medicina e chirurgia (7.945 posti in tutta Italia), il 4 per odontoiatria e protesi dentaria (802 di cui 54 riservati a studenti stranieri residenti all'estero), il 5 medicina veterinaria (1.270), l'8 architettura (10.309), il 9 professioni sanitarie (26.464 per gli studenti, comunitari e non, residenti in Italia e 1.181 per gli stranieri residenti all'estero), il 10 scienze della formazione primaria (7.154 più 135 per gli studenti non comunitari residenti all'estero). L'Alma Mater di Bologna ha ridotto i corsi a numero programmato: 44 per le aspiranti matricole, 23 programmati a livello locale e 21 quelli previsti per legge; l'università di Padova ha il numero chiuso anche a Economia e management (225 posti per italiani più 5 per extra Ue); alla Luiss di Roma sono 165 gli ultimi posti disponibili; a Firenze sono 4.471 i posti a numero programmato.

I quiz. Se nel caso dei corsi a numero programmato il superamento dei test di ammissione è condizione necessaria per potersi iscrivere, numerosi atenei prevedono test per permettere agli studenti di valutare se la propria preparazione e le proprie attitudini sono in linea con i requisiti necessari per frequentare con successo il corso di laurea prescelto, ma l'esito delle prove non è selettivo. Generalmente i test sono costituiti da un insieme di quiz a risposta multipla e possono essere attitudinali o di profitto e nozionistici.

Manuale di sopravvivenza. Iscriversi alle facoltà che richiedono tasse di iscrizione minori (40-60 euro), farsi ospitare in strutture religiose o amici per i giorni dei test, iscriversi anche a un test di riserva, dormire e fare una colazione sostanziosa il giorno dell'esame, non disperarsi se non si è subito in graduatoria (molte volte si libera anche il 15-20% dei posti per rinuncia): sono alcuni consigli che arrivano dal web. Ma anche i presidi non lesinano suggerimenti. «Gli studenti tengano a mente che si tratta di quiz deduttivi da affrontare come se fosse la prova scritta per la patente. Rispondano prima alle domande più agevoli poi a quelle più difficili» raccomanda il preside della facoltà di Medicina I della Sapienza Luigi Frati. E il suo collega della Cattolica Paolo Magistrelli invita a concentrarsi soprattutto sulla cultura generale: «Leggano il giornale tutti i giorni specie a due settimane dalla prova».

Fino a 2mila euro per affrontare le prove. Costa caro prepararsi al meglio per i test. Tra iscrizione, libri e piccoli spostamenti si va da un minimo di 100 euro a un massimo di 300. Ma per chi non se la sentisse di affrontare da solo la preparazione è possibile iscriversi a corsi specifici, il cui costo, però, è abbastanza salato: si va dai 1.700 euro per 70 ore di corso per l'area medica (medicina, odontoiatria e veterinaria), ai più economici per architettura, economia, giurisprudenza, scienze della comunicazione, sociologia e psicologia: per un corso di 16 ore, a Milano si spendono circa 500 euro, 400 per uno di 12 ore a Roma. Ci si può preparare anche a costo zero: basta rispolverare i libri delle superiori ed esercitarsi nelle simulazioni dei test reperibili sui siti internet.
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carlotta52

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MessaggioTitolo: Re: NOTIZIE dai GIORNALI   NOTIZIE dai GIORNALI Icon_minitimeSab Ago 02, 2008 1:36 pm

Dal Corriere.it

BILANCIO DEGLI ESAMI DI STATO


La maturità centralizzata




di Michele Salvati


Come sono valutati gli esami che concludono la scuola media superiore, gli esami di Stato, quelli che una volta si chiamavano esami di maturità? Le commissioni d'esame sono composte da un presidente, che proviene da una scuola diversa da quella in cui si svolge l'esame, e da sei membri, tre professori dell'ultimo anno della scuola e tre provenienti da altre scuole. Un controllo «esterno», sia pur parziale, dunque esiste. Le valutazioni di queste commissioni hanno lo stesso valore legale: un 80 o un 100 ottenuto nell'istituto X della città A hanno lo stesso «valore» di un 80 o un 100 nell'istituto Y della città B.
Ma tutti sanno che ciò non corrisponde alla realtà. Presidente e professori esterni normalmente provengono da scuole vicine a quella in cui si svolge l'esame, e dunque da contesti socio- culturali analoghi. E quand'anche un esterno avesse standard rigorosi e volesse adottarli in una scuola dove si sono stabilizzati da tempo standard più bassi, normalmente non riuscirebbe a far prevalere la sua opinione, in presenza di docenti interni che «difendono» i loro studenti e di un presidente che cerca di sedare i conflitti e raggiungere rapidamente un risultato. Insomma, in alcune realtà didattiche locali, la scuola è una cosa seria, seri i commissari interni e esterni, seri i risultati degli esami di Stato. In altre realtà le cose non stanno così: gli 80 e i 100 ottenuti nelle due realtà corrispondono a livelli di competenze e conoscenze profondamente diversi. Due anni fa, commentando su questo giornale il dibattito che si svolge a metà agosto in Gran Bretagna, quando vengono pubblicati gli esiti degli esami che concludono la scuola media superiore e danno accesso all'Università (A level), avevo suggerito di introdurre anche in Italia il sistema di correzione centralizzata adottato in quel Paese.
Più esplicitamente è recentemente intervenuto in materia Andrea Ichino sul Sole 24 Ore e sono d'accordo con la sua analisi e le sue conclusioni. Prima domanda e risposta: serve un esame di Stato come quello italiano? No, non serve. Serve poco per promuovere uno sforzo addizionale di docenti e studenti, allo scopo di raggiungere risultati migliori: in molte situazioni l'esperienza insegna che si può intascare il certificato d'esame, e con buoni voti, anche con prove scadenti. Se così stanno le cose, non serve a chi voglia basarsi su quel certificato per valutare chi ha superato l'esame al fine di attribuire un lavoro, una borsa di studio, l'ammissione a un corso universitario con numero chiuso: gli stessi voti corrispondono a capacità e conoscenze molto, troppo, diverse. E non serve allo Stato, che è il responsabile del sistema dell'istruzione pubblica e dunque deve curarne la qualità: per farlo deve sapere quali sono le scuole buone o mediocri, e con il sistema di valutazione oggi in vigore non può certo scoprirlo.
Seconda domanda e risposta: è migliorabile l'impianto attuale di tantissime commissioni indipendenti distribuite sul territorio? Miglioramenti o peggioramenti sono sempre possibili: il regolamento odierno è probabilmente migliore di quello introdotto dalla ministra Moratti, che aveva abolito i commissari esterni. Le considerazioni che abbiamo svolto ci fanno però optare per una risposta negativa. Se entrambe le risposte sono convincenti, ne discende che le alternative sono due. Si aboliscano del tutto gli esami di Stato e si evitino sprechi e inutili fatiche: valgono, per quel che valgono, i voti dell'ultimo anno, e chi deve valutare gli studenti per ulteriori passaggi nella loro carriera (le università, i datori di lavoro, chi concede borse di studio...) stabilirà sistemi di accertamento e di valutazione propri. Oppure si proceda verso prove d'esame tutte scritte e valutate centralmente, com'è il caso del Regno Unito e di alcuni altri Paesi. E' una soluzione che presenta problemi organizzativi non facili (ma risolvibili, visto che altri Paesi li hanno risolti), che non dà risultati perfetti e va tarato in continuazione.
Ma è una soluzione che riduce drasticamente le discrepanze oggi esistenti nel significato dei medesimi voti. E soprattutto farebbe emergere un grande problema della nostra scuola, una varietà regionale dei risultati didattici inaccettabile in un Paese che si pretende unito. Un esame di stato corretto centralmente non è che un gigantesco programma di valutazione, simile a quello che svolge l'Ocse (il famoso «Pisa», Programme for International Student Assessment) e che ci vede drammaticamente indietro rispetto a gran parte degli altri Paesi, soprattutto a seguito dei risultati infimi di alcune regioni. La valutazione sarebbe fatta a 18 anni invece che a 15; si svolgerebbe solo in Italia, dove però non sarebbe attuata su un campione ma sull'intera popolazione. Temo che i risultati sarebbero simili a quelli del «Pisa», ma l'impatto sull'opinione pubblica e sulle forze politiche sarebbe ben superiore e forse indurrebbe queste ultime a intervenire. O almeno così è lecito sperare.

02 agosto 2008
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